SECONDO ME : RIFLESSIONI SUL SAPERE ( IO SO DI NON SAPERE, MA ALMENO PROVO A CONOSCERE )
La sapienza si raggiunge molto lentamente . Questo perché la conoscenza intellettuale, facilmente acquisita, deve essere trasformata in conoscenza “ emotiva “o subconscia. Una volta trasformata, si esprime permanentemente. La pratica di comportamento è la necessaria catalizzatrice di questa reazione. Senza l’azione, il concetto si indebolisce e scompare. La conoscenza teorica senza l’applicazione pratica non basta.
“ L’equilibrio e l’armonia oggi sono trascurati, e tuttavia sono la base della sapienza “
Tutto è fatto di eccesso. La gente pesa troppo perché mangia troppo e male. Chi fa jogging trascura il proprio aspetto perché corre eccessivamente. Tutti sembrano molto mediocri. Bevono troppo, fumano troppo, si divertono troppo ( o troppo poco ), parlano troppo senza alcun costrutto, si preoccupano troppo. Si pensa troppo schematicamente ( bianco o nero, bene o male, eccetera ).
“Tutto o nulla. Non è la vita naturale. Nella natura vi è equilibrio “
Gli animali si distruggono in piccoli quantitativi. I segni ecologici non vengono eliminati in massa. Le piante vengono consumate e poi ricrescono. Le fonti del sostentamento vengono svuotate e poi riempite. Il fiore viene goduto, il frutto mangiato, ma la radice rispettata.
Il genere umano non ha imparato il valore dell’equilibrio, e tanto meno lo ha mai praticato. E’ dall’avidità, e dall’ambizione, governato dalla paura. In questo modo finirà col distruggersi. Ma la natura sopravviverà; almeno sopravviveranno le piante.
“ La felicità è radicata nella semplicità “.
La tendenza all’eccesso nel pensiero e nell’azione diminuisce la felicità. L’eccesso annebbia i valori di fondo. I religiosi ci dicono che la felicità aumenta quando colmiamo di amore il nostro cuore, e deriva dalla fede e dalla speranza, dal praticare e da dispensare affetto. Praticamente hanno ragione. Dati questi atteggiamenti , ne conseguono, di solito, l’equilibrio e l’armonia. Collettivamente costituiscono un modo di essere. Oggi siamo un uno stato alterato di coscienza. E’ come se il genere umano, finchè è sulla terra, non fosse nel suo stato naturale. Deve raggiungere uno stato alterato per riempirsi di amore, di carità e di semplicità, per sentire la purezza, per liberarsi delle sue croniche paure.
Come si raggiunge questo stato alterato, questo diverso sistema di valutazione ?
E, una volta raggiunto,, come può essere sostenuto ? La risposta appare semplice. E’ il comune denominatore di tutte le religioni. Il genere umano è immortale, e quello che stiamo facendo adesso è imparare la nostra lezione. Siamo tutti a scuola. E’ così semplice se possiamo credere nell’immortalità.
Se una parte dell’essere umano è eterna, e vi sono molte prove storiche per supporto, perché ci facciamo tanto male ? Perché sopraffacciamo gli altri per il nostro personale vantaggio senza apprendere la lezione ? Tutti sembriamo andare verso lo stesso punto di arrivo, sebbene a velocità diverse. Nessuno è più grande di un altro. Memorizzare i principi alla scuola di catechismo non basta. L’apprendimento orale senza il comportamento effettivo non ha valore. E’ facile leggere o parlare di amore, di carità e di fede. Ma il farlo, il sentirlo, richiede quasi uno stato alterato di coscienza. Non un fugace stato alterato dalle droghe o dall’alcol, o un’inattesa emozione. Lo stato permanente viene raggiunto con la conoscenza e la comprensione. E’ sostenuto dal comportamento fisico, dagli atti e dai fatti, dalla pratica. E’ il compiere qualcosa di quasi mistico, il trasformarlo in familiarità quotidiana con la pratica, il farne un’abitudine.
Capire che nessuno è più grande di un altro. Sentirlo. Aiutare praticamente gli altri. Siamo tutti nella stessa barca. Se non remiamo insieme, i nostri progetti rimarranno paurosamente isolati.
Noi affermiamo di essere tutti uguali, e tuttavia le ovvie contraddizioni ci colpiscono : vi sono ineguaglianze nelle virtù, nei temperamenti, nelle finanze, nei diritti, nelle capacità e nei talenti, nell’intelligenza, nelle abitudini matematiche, all’infinito. Personalmente cerco di adattarmi agli altri, a cui do sempre una risposta, il più semplice possibile anche a quelle domande che strutturalmente si presentano complesse : biochimica.
Ho certezza di poter trattare e guarire persone malate affette da dismetabolismi e diabete. Spesso vengono da me più numerose di quanto ne possa curare. E sono molto stanco. Pur tuttavia posso dire di no quando ne hanno tanto bisogno e io potrei aiutarle ? E’ giusto dire : “ No, basta così “ ?
Quelli come me sono ancora quelli che parlano ai loro pazienti con il linguaggio della semplicità e tanta compassione se occorre. Noi dedichiamo ancora il tempo a far questo. Noi auspichiamo la comprensione concettuale della patologia, guarendo con la semplice conoscenza di se stessi. Noi utilizziamo ancora la speranza per guarire.
Al giorno d’oggi si preferisce la tecnologia alla parola, la chimica del sangue alla relazione personale tra terapeuta e paziente. Approcci alla medicina idealistici, etici, personalmente soddisfacenti, perdono terreno dinanzi ad approcci economici, materiali, isolanti e privi di soddisfazione. Il risultato è che i terapeuti si sentono sempre più soli e depressi. I pazienti si sentono costretti e vuoti, abbandonati a se stessi. Dovremmo evitare di essere sedotti dall’alta tecnologia. Piuttosto dovremmo essere dei modelli. Dovremmo dimostrare quanto la pazienza, la comprensione e la compassione aiutino insieme il paziente ed il terapeuta.
Dedichiamo maggior tempo a parlare, a insegnare, a risvegliare speranze ed aspettative di guarigione; di queste qualità quasi dimenticate dal terapeuta come guaritore dovremmo sempre farne uso noi stessi ed essere un esempio per i nostri colleghi medici.
La tecnologia è meravigliosa nella ricerca e per promuovere la comprensione delle malattie. Può essere un ineguagliabile strumento clinico, ma non potrà mai sostituire le caratteristiche ed i metodi personali del vero terapeuta. L’ipnosi può essere la più nobile delle specialità mediche. Noi siamo i Maestri ( come li definisce Weiss) . E non dovremmo abbandonare questo compito per amore di assimilazione, specialmente adesso.
Faccio ancora sogni come questo, sebbene solo occasionalmente. Spesso durante la meditazione, o talora mentre guido in autostrada, o quando fantastico, frasi, pensieri e visualizzazioni scintillano nella mia mente. Spesso sembrano molto diversi dal mio consueto modo di pensare e di concettualizzare. A volte vengono molto opportunamente e risolvono problemi che ho. Li uso nella terapia e nella vita quotidiana. Considero questi fenomeni come un’espansione delle mie capacità intuitive e ne sono incoraggiato. Per me sono segni del mio orientamento nella giusta direzione, anche se devo percorrere una lunga via.
Ascolto i miei sogni e le mie intuizioni. Quando lo faccio, le cose vanno per il verso giusto. Quando non lo faccio, qualche cosa invariabilmente va storta. Sento ancora i Maestri intorno a me. Non so se i miei sogni e le mie intuizioni sono influenzati da loro, ma lo sospetto, altrimenti non avrei spiegazioni del mio modo di essere. Si, certo, tante potrebbero essere le spiegazioni plausibili ; la capacità della mente sarebbe molto maggiore di quanto ci dice la scienza ; il cervello potrebbe fare molte più cose di quelle di cui siamo a conoscenza; la mente sarebbe più vasta, immensa, non sarebbe contenuta nel corpo fisico, andrebbe molto più in là ?
Noi già sappiamo che il corpo e la mente sono collegati. La guarigione del primo diventa tanto più efficace quanto più si comprende il potere terapeutico della seconda. Attraverso la cura della mente ottenuta con l’ipnosi, si possono guarire i disturbi del corpo. Di certo in ognuno di noi vi sono altre realtà. Esistono diversi gradi di coscienza che percorse tutte, ci portano ad una coscienza superiore, forse anche a Dio. E’ la nostra coscienza superiore che ci spinge fino a volte a non sembrare o essere noi stessi. A questi gradi diamo nomi diversi,, come Angeli, Spititi Guida, Maestri. Insomma, anche secondo studi approfonditi, non saremmo soli quaggiù.
La scoperta di queste, o unica , entità, ha permesso di chiarire certe situazioni e di spiegare le dinamiche della nostra vita che non finisce, svelandone la vera finalità : condurci verso una spiritualità caratterizzata dall’amore totale : siamo qui sulla questa terra per imparare delle lezioni sull’amore, sulla pietà, sulla pazienza, sulla benevolenza, sulla non violenza, sul non pregiudizio. Lezioni impartite da tutte le religioni e tradizioni della storia, dalle quali però il genere umano sembra ancora non aver imparato nulla. Per questo abbiamo la necessità di vivere tante vite.
Brian Weiss sostiene che solo nel momento in cui abbiamo imparato queste lezioni, non dobbiamo più tornare, possiamo renderci utili dall’aldilà ; e se a volte scegliamo di tornare per aiutare altre anime, lo facciamo come atto volontario. Vede la terra come una grande scuola : una volta imparata la lezione, possiamo andare in paradiso e nelle sue numerose dimensioni. Quando si parla del “ senso della vita “, ci si chiede innanzitutto cosa succede dopo la morte. Secondo Weiss e le testimonianze da lui raccolte, lo spirito, o l’anima o la coscienza, continuerebbe a vivere, non morrebbe mai; fluttuerebbe sopra il corpo, ripercorrerebbe la vita appena vissuta, si ricaricherebbe di energia attraverso la luce, incontrerebbe la propria figura spirituale, i propri familiari e comincerebbe il suo percorso di apprendimento nell’aldilà. Questo è emerso chiaramente dalle migliaia di di ricordi ascoltati e raccolti, è questo : la vita è eterna, e ciò che conta davvero è che i nostri rapporti siano basati sull’amore. Non portiamo con noi i beni materiali, ma le nostre azioni, i nostri pensieri, i nostri atti, quanto di bene o di male abbiamo fatto in vita.
Quando comprendiamo realmente di essere immortali, anime che non muoiono mai, la nostra scala dei valori cambia : non appena riconosciamo la nostra vera essenza, la nostra natura, cominciamo a diventare gli esseri amorevoli, spirituali che siamo veramente. A quel punto non ci interessa più conquistare altri popoli o accumulare grandi ricchezze o oggetti : siamo più interessati ad essere compassionevoli e benevoli. Solo allora riusciamo a comprendere davvero il modello rappresentato dalle grandi religioni. Gesù Cristo, Buddha o altri grandi Maestri spirituali non accumulavano beni, potere o danaro. Al contrario, aiutavano il prossimo, insegnavano la benevolenza e l’amore incondizionato. Quando ci renderemo conto di essere immortali, diventeremo così.
“ Non siamo esseri umani che fanno un’esperienza spirituale, siamo esseri spirituali che fanno un’esperienza umana “ ( Teilhard de Chardin )
In sintesi,, la nostra vera natura sarebbe spirituale : entriamo in un corpo fisico, poi in un altro e in un altro ancora, ma restiamo esseri spirituali, quindi immortali, eterni.
Un altro modo, senza dubbio rasserenante, di vedere la nostra esistenza terrena.
ARMANDO SPOSITO